In un momento difficile per il mondo, dentro una crisi economica drammatica, occorre non dare più credito alla notte, ma investire sulla luce, sull’aurora. Bisogna preparare l’aurora, diventare consapevoli che, anche se il sole non è ancora alto, la sua luce già risplende. Dobbiamo predisporre lo spazio, perché il sole torni a sorgere. Con questi presupposti si è svolto il “2° Festival sociale della Chiesa” (D.S.C), svoltasi a Verona al termine del 2012. Molti componenti dell’ “Associazione Etica ed Economia – Fratel Vittorino” hanno partecipato attivamente alla tre giorni; personalità del mondo imprenditoriale, accademico, sociale e religioso hanno fornito elementi di speranza e stimoli nuovi per uscire dalla “notte” e scorgere “l’aurora”. Due interventi sono stati particolarmente pregnanti e significativi: quello del Patriarca di Venezia, mons.Francesco Moraglia e quello dell’economista Marco Vitale.
Prima viene l’uomo
Il Patriarca di Venezia afferma che questa crisi – che nasce finanziaria e poi diventa economica – ci accompagna in maniera persistente dall’agosto del 2008. Con essa sia i soggetti pubblici sia i privati dovranno fare i conti, anche se non siamo ancora in grado di determinare i tempi di svolgimento e gli scenari finali.
Una cosa, però, possiamo dirla con assoluta certezza: durante e dopo questa crisi taluni nostri stili di vita, obbligatoriamente, devono mutare. Siamo chiamati a guardare il futuro, nella logica del bene comune, non solo considerando la nostra generazione ma anche quelle che verranno dopo. Si tratta di capire quale sia lo sviluppo sostenibile, ponendo al centro di tutto – cosa che, finora, è stata fatta troppo poco – la persona non come astrazione ma nelle sue relazioni concrete, ad iniziare dalla relazione con la famiglia. Siamo di fronte ad un momento storico che richiede un ripensamento strutturale: una riflessione a 360° dell’economia, ormai sempre più globalizzata, una riconsiderazione del rapporto finanza/economia, un ripensamento del lavoro, della produttività d’impresa, del profitto che non può essere a favore di alcuni e contro altri. il profitto dovrà sempre più rispondere al bene comune di un’umanità globalizzata a livello di comunicazione, finanza, di economia. Siamo chiamati tutti ad una revisione critica delle nostre scelte. In modo particolare lo sono, però, quanti – con differenti compiti e ruoli – si muovono nel settore dell’economia e della finanza, tanto a livello teorico, quanto operativo e politico e che – nei vari ambiti – si candidano alla guida del paese. Solamente una risposta è in grado di determinare una reale inversione di rotta, in modo che, quanto si è verificato, non si ripeta. La risposta consiste nel porre l’etica al centro di tutto. Poiché solamente una finanza, un’economia e un profitto legati all’etica possono garantire la centralità dell’uomo; l’uomo, infatti, deve essere il fine tanto della finanza quanto del profitto. L’etica è assolutamente essenziale per la sopravvivenza dell’umanità, poiché tutte le azioni dell’uomo, alla fine, si rapportano al bene o al male, alla giustizia o all’ingiustizia e, in ultima istanza, si confrontano con la dignità della persona umana. Tutto ciò che è male e ingiusto confligge con Dio, perché Dio è custode e garante dell’uomo e del suo mondo. E, quindi, ciò che è contro l’uomo è anche contro Dio. Sarebbe inaccettabile che la finanza, l’economia e il profitto non evessero a che fare con l’etica.
Un’economia sostenibile
Sulla stessa linea è anche l’economista Marco vitale, il quale afferma che ora dobbiamo guardare avanti con serenità e la fortezza che scaturisce dalla speranza cristiana, dalla disciplina alla verità, dal disinteresse, dall’amore per l’uomo, tutto l’uomo e tutti gli uomini. Noi siamo nel mezzo di un grande processo di trasformazione del quale conosciamo cosa ci lasciamo alle spalle, ma non sappiamo dove andremo. Per queste ragioni la Dottrina Sociale della Chiesa ha recuperato un nuovo peso, un nuovo ruolo, un nuovo significato. Però dobbiamo collegarla ad altri filoni di pensiero che pongono al centro l’uomo, il rispetto della dignità dell’uomo, la giustizia sociale. Dobbiamo ricollegarla all’economia sociale di mercato, una rigorosa dottrina liberale che pretende un mercato efficiente e non truccato. Ma che, col tempo, sa che il mercato non esaurisce tutta la rete delle relazioni umane e sociali, che il mercato deve stare dentro il suo campo di gioco e non prevaricare. Ci sono cose che, come disse Giovanni Paolo II, non si possono, né comprare, né vendere. L’economia sociale di mercato rigetta, come male sommo, l’assistenzialismo, ma sa che senza solidarietà e sussidiarietà niente può funzionare bene e durevolmente, ed è proprio qui uno dei grandi incroci con la DSC. Ma se è caduta l’economia di carta e si è sgonfiata l’economia di panna montata, non è certo caduta l’economia, cioè la capacità dell’uomo di produrre, migliorare, creare, risparmiare per una vita ed un futuro migliore. Occorrono, però, nuovi sviluppi di economia vera appoggiata da una finanza sostenibile. Ciò richiede tempo e sforzi intensi per dar vita ad un’ economia finanziariamente, ambientalmente, antropologicamente sostenibile. Un compito di lungo respiro ed esaltante che mi fa dire: “che bello essere giovani in questi tempi che offrono la possibilità di collaborare alla costruzione di un nuovo mondo e di una nuova economia, molto più civile!”. Qualche imprenditore, saggio e illuminato, ha già organizzato la propria impresa secondo questi modelli, dove l’etica applicata (anche con l’aiuto degli insegnamenti ricevuti da Fratel Vittorino) è centro fulcro di tutte le attività svolte. Non a caso Silvano Pedrollo, per
alcuni anni presidente dell’Associazione etica ed Economia – Fratel Vittorino, ha ricevuto il premio, all’interno del 2° Festival della DSC, per la Solidarietà Internazionale in virtù della costruzione di molti pozzi nei Paesi poveri. Questo è esempio che ha già iniziato a contagiare in modo positivo altri imprenditori e che porterà a “provocare una nuova AURORA”.
Ermes Bampa e Angelina Franchetti