L’impresa responsabile, tra sfide e innovazione

Intervento durante la conferenza

“L’impresa responsabile tra sfide e innovazione. Un dialogo tra Diritto ed Economia”: questo l’impegnativo e complesso tema approfondito il 9 giugno scorso all’Università di Verona in un convegno organizzato dall’Associazione “fratel Vittorino etica ed economia”– religioso dell’Opera don Calabria morto in odore di santità nel 1997- con il patrocinio del Dipartimento di economia aziendale, del Dipartimento di scienze giuridiche e dall’Ordine degli avvocati. 
Ed in effetti è stato un dialogo proficuo tra economisti e giuristi a delineare le linee evolutive dei rapporti economici alla luce della Costituzione e delle norme giuridiche. Il prof. Claudio Baccarani, coordinatore dei lavori, ha raccontato che nel 1990 nel corso di un incontro di aziendalisti quando usò per la prima volta il termine “impresa armonica” i colleghi lo guardarono come un marziano. Dopo 27 anni è del tutto acquisita la concezione dell’impresa responsabile, di un bene che non è soltanto proprietà degli azionisti, ma di un organismo che svolge attività di un utilità sociale e produce benessere sociale, che interagisce con il territorio e con le comunità che lo abitano. Come si è storicamente giunti a questo filone di pensiero lo ha ben spiegato l’economista Federico Brunetti.
Paradossalmente sono stati “gli eccessi” del capitalismo e del liberismo-dittatura del Pil, fondamentalismo del mercato, effetti negativi nell’eco-sistema, riduzione del lavoratore a merce/salario – a portare ad una profonda revisione del ruolo dell’impresa e più in generale dell’attività economica, a ridisegnare da parte della società civile le regole del gioco dove viene riconfermato il diritto pieno all’intrapresa economica ma anche i diritti dei lavoratori, delle comunità, e anche il dovere di consegnare alle generazioni future un mondo a misura d’uomo. Garante di questo ordine è il diritto vale a dire quell’insieme di valori e principi che sono condivisi e costituiscono le fondamenta del vivere democratico. Gli interventi dei giuristi Jacopo Bercelli, Giovanna Montella e Mirko Faccioli hanno ben delineato il ruolo delle leggi nei rapporti economici ed in particolare di quel formidabile istituto che è “il contratto” vale a dire “l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale”. E hanno anche evidenziato come la legislazione si sia via via modificata alla luce dell’evoluzione della attività economica assumendo come principio la tutela del contraente più debole. In questo campo, nell’ultimo decennio, sono stati fatti passi da gigante: si pensi alla normativa a tutela dei consumatori, a quella riguardante la trasparenza e la piena informazione nei confronti dei risparmiatori-investitori, alla tutela del libero mercato e dunque della concorrenza così come al divieto di mantenere posizioni dominanti e di usare in campo economico-finanziario notizie riservate.
E questo anche nei confronti delle imprese tanto che una serie di recenti sentenze pongono come prioritario l’obiettivo di tutelare le imprese più deboli rispetto ai contraenti più forti. Se è vero che nel 1776 Adam Smith, teorizzatore del moderno capitalismo, scriveva che “non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che noi attendiamo il nostro pranzo, ma dalla loro considerazione dell’interesse proprio. Noi ci rivolgiamo non alla loro umanità, ma al loro interesse”, se è vero che l’art.41 della Costituzione enuncia che “l’iniziativa economica privata è libera” è anche vero che la stessa Costituzione precisa subito dopo che tale attività “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
La conclusione di principio che si può trarre dagli interventi dei giuristi è questa: il Diritto e l’attività giurisprudenziale sono l’argine alle prevaricazioni, all’esercizio della forza e del potere. Sono le fondamenta su cui si basano i rapporti di correttezza e di buona fede tra individui ed imprese e di tutela delle parti più deboli. Sono la più solida garanzia -per usare il titolo di un libro di un grande pensatore, K. Polanyi – della nostra “libertà in una società complessa”.

Renzo Cocco

 

Paolo Saggiani durante il suo intervento